Montelago Celtic Festival, una giornata nella città nomade (Foto) | Cronache Maceratesi

2022-09-03 10:01:06 By : Ms. Marilyn Gao

L’arrivo al Montelago Celtic Festival

Si va verso un’edizione da record del Montelago Celtic Festival, con migliaia e migliaia di presenze sull’altopiano di Taverne di Serravalle di Chienti.

La città nomade che per tre giorni anima l’altopiano plestino di Colfiorito tra Marche e Umbria è popolata quest’anno come non mai, è una distesa di tende multicolori, gazebo dai nomi pieni di fantasia, postazioni da grigliata, distese di luci, lattine di alluminio che diventano piccoli animali, ornamenti aerei, angoli luccicanti. Passeggiando per l’accampamento risuonano tanti accenti di diverse parti d’Italia e di vari paesi europei, tra kilt scozzesi, coroncine di fiori, orecchie da elfi e kilt scozzesi, di notte i grandi mantelli in feltro per riscaldarsi nel fresco della notte. Tra viale Baggins e Mordor Street c’è chi gioca a pallone, chi griglia, chi fa gruppo con stendardi di fantasia, chi semplicemente fa amicizia, chi celebra il suo amore con la suggestiva cerimonia del matrimonio celtico. La struttura portante della festa è la capillare organizzazione messa in campo da La Catasta e il numeroso staff coinvolto, con 72 ore no stop di musica, eventi, laboratori, giochi di ruolo e celtici, escursioni e trekking, workshop, con tre palchi, tre km e mezzo di cavi e 17 generatori per dare energia, in dieci giorni di preparazione per tutte le strutture tecniche. L’evento è tornato in presenza, dopo due anni di fermo dovuti alla pandemia.

Venanzio Ronchetti, il sindaco del terremoto del ’97

«Già il primo giorno, giovedì ci sono state più presenze della serata finale del 2019 – racconta Venanzo Ronchetti storico ex sindaco di Serravalle di Chienti, che come tanti volontari del suo comune dà una mano durante la tre giorni del festival. È bellissimo vedere il nostro altopiano riempirsi piano piano di persone, risuonare di voci e musica. È una vera e propria festa dell’amicizia», spiega l’ex sindaco. Sin dalle prime ore di giovedì mattina un lungo serpentone di auto ha iniziato ad invadere la piana, ospitate nell’ampia area di parcheggio, dove i volontari del festival indicano come parcheggiare in modo ordinato.

Già da lontano si vedono le tensostrutture che coprono il palco principale e l’arpa della rinascita, fortemente voluta dopo le scosse sismiche per simboleggiare la ripartenza della Terra di Mezzo, il cuore ferito del centro Italia. La costruzione in acciaio e resina è stata restaurata ed anche quest’anno fa bella mostra di sé all’ingresso della festa. Accanto ci sono i fuochi sacri, accesi al calar della sera, a simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre cara alla mitologia celtica, ma anche per scaldare la notte, con le temperature che scendono intorno ai quindici gradi ai mille metri di quota dell’altopiano, nelle ore che precedono l’alba. Di giorno invece le temperature sono intense come nel resto d’Italia, ma la città nomade pullula di attività, tra il mercatino con un’ottantina di stand di vari tipi, l’area con le prelibatezze del territorio, da mangiare e bere, le zone dedicate a stage musicali, attività artistiche e creazioni artigianali, l’accampamento storico e di sera perfino l’osservazione delle stelle con un esperto di astrofotografia. Le attività iniziano al mattino presto con laboratori e lavorazione di carta, argilla, giochi di ruolo, tessitura di mandala, laboratori con arcieri, scherma antica, stampa botanica su stoffa, intaglio del legno. Non manca la possibilità di esercitarsi con l’arpa ed altri strumenti celtici.

Nella tenda Tolkien prendono forma le affascinanti storie della Terra di Mezzo, dalle leggende dei Monti Sibillini, alle avventure delle Sibille, la vita di Ildegarda di Bingen, la magia degli astri, c’è spazio persino per le avventure di Don Chisciotte, Ulisse ed il suo eterno ritorno ad Itaca, lezioni spettacolo. Tanti gli scrittori protagonisti, da Diego Mecenero a Lucia Tancredi, Loredana Lipperini, Vera Gheno, Cesare Catà, Silvia Ballestra, Maurizio Serafini, il collettivo Wu Ming ed altri. La tenda di sera si trasforma in un cinema che racconta la storia di Montelago, di come è nato il festival che prende il nome dall’altopiano di Sefro, zona in cui è stato ospitato per i primi anni. Nei tre palchi è però la musica a farla da padrona, i suoni celtici si declinano in palpiti rock, metal e folk, per spettacoli all’insegna della contaminazione. Tra i nomi di questa edizione le band dell’European Celtic Contest, i Winterage, i Korpiklaani, i Nanowar of Steel, i Firkin, Gamblers, Langan Band, attesi per questa sera i “The Dublin legends”, meglio conosciuti come Dubliners. A chiudere alle 4 di questa notte saranno i Brutti di Fosco. Sono parte integrante della macchina del festival anche i volontari di Protezione civile, forze dell’ordine, Croce Rossa, che danno una mano sul fronte logistico e della sicurezza.

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